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Google, il più grande motore di ricerca, è stato sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo in questi giorni a causa della rivelazione della creazione di una nuova holding – Alphabet.
Come brand “radicato”, Google continuerà ad usare il suo nome per il motore di ricerca e per tutte le altre app ad esso collegate. Gli speculatori suggeriscono che le motivazioni alla base di questa ristrutturazione sono dovute al tentativo di minimizzare i rischi per ogni singola azienda riportandole tutte sotto il marchio “ombrello” Alphabet. Per molti anni il motore di ricerca più famoso al mondo ha investito infatti in ricerca e sviluppo, nuove imprese, sviluppo di droni, assistenza medica e trasporti automatizzati.
Perchè però tutto questo è rilevante per il brand management, il marketing e lo sviluppo aziendale? Il CEO e co-fondatore Larry Page ha fatto una mossa coraggiosa nello scegliere un nome insolito e, naturalmente, anche un nome a dominio per la nuova società: alphabet.xyz. La scelta dell’estensione di dominio .xyz ha lasciato molte persone confuse e disorientate. Secondo le convenzioni, sicuramente alphabet.com sarebbe stata una scelta migliore e più sicura. Nuove teorie stanno emergendo su questa decisione bizzarra e misteriosa.
Molti affermano che Google sta stravolgendo la natura del branding. Allontanandosi dai modelli tradizionali di branding prepotente in cui i loghi, i marchi registrati e tutte le immagini ad essi associati coprono ogni tipo di bene di consumo, in modo che l’occhio non possa non vederlo, ci sono nuovi trend, tra alcuni dei brand mondiali, che suggeriscono come sia in atto un cambiamento rispetto al passato.
Un approfondimento recente, ‘The Rise of Inconspicuous Consumption’ dei professori Belk, Eckhardt e Wilson, mostra un cambiamento netto nei rapporti tra i consumatori e i prodotti di marca: in modo diametralmente opposto agli anni ’80 e ‘90 in cui i consumatori volevano che il prodotto di lusso mostrasse chiaramente il marchio in modo da esporlo come status symbol, si stanno sviluppando nuovi trend nei mercati che vanno in senso opposto.
Le tendenze che emergono al momento attuale mostrano una spiccata preferenza per prodotti che mostrino in modo discreto il marchio. I brand di lusso ne sono consapevoli. Meno è meglio. La mela di Apple è riconoscibile in modo immediato, senza il nome, e i suoi prodotti sono caratterizzati per la semplicità del design. Tiffany ha modificato il marchio fino a renderlo una semplice “T”.
Google sta contribuendo in qualche modo a questo tipo di tendenza. Si poteva scegliere un nome a dominio tra i nuovi gTLD .global, .tech, .business o in alternativa comprare il nome a dominio alphabet.com da BMW. Sicuramente non manca il capitale per farlo. Si è deciso invece per un’estensione in qualche modo vaga e sottostimata. Da quando la notizia è stata diffusa, il registro per l’estensione .xyz ha visto una crescita esponenziale nelle registrazioni dei domini. Si stanno infatti diffondendo timori che la mossa strategica di Alphabet possa incoraggiare e far aumentare reati di cyber-squatting e phishing.
Qualunque sia il risultato di questo inaspettato caso di branding, la scelta segna un ulteriore passo verso la fine della supremazia dell’estensione .com. Non c’è ancora un verdetto sul successo o meno del programma gTLD avviato da ICANN alla fine del 2013. Cionondimeno, la mossa di Google in qualche modo avalla positivamente il potenziale dei nuovi gTLD nel brand management, nel marketing e nello sviluppo aziendale.

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