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Nonostante il suo lento inizio, le nuove estensioni di dominio del campo giuridico sono piene di opportunità


Le nuove estensioni di dominio del campo giuridico sono arrivate qualche mese fa, piene di aspettative e di opportunità per i professionisti del diritto. Estensioni di dominio come .law, .legal, .lawyer o .attorney sono state create al fine di fornire TLD pertinenti, credibili e mirati per studi legali, avvocati e per tutte le entità e le istituzioni associate al settore legale. Tuttavia, queste sembrano essere state relegate a un inizio lento, almeno secondo il parere di World Trademark Review.

Secondo una recente ricerca svolta da questo giornale online, gli studi legali stanno adottando un approccio “sperimentale” al loro nuovo spazio digitale. Per la sua analisi, worldtrademarkreview.com si è concentrato sui “54 studi legali che sono agenti del marchio Clearinghouse, partendo dal presupposto che essi sono profondamente consapevoli degli sviluppi relativi ai domini “. Volevano conoscere la percentuale di coloro che avevano registrato il loro dominio, o uno simile che contenesse il loro marchio, con una delle nuove estensioni .LEGAL (che opera come un LDT aperto) e .LAW. (solo avvocati con licenza possono registrarsi).

Perché questo è  sorprendente?

Prima di tutto a causa del basso numero di registrazione. ‘.Legal ‘, che è proprietà di Donuts, è andato in disponibilità generale in marzo 2015 e finora ha 6.500 registrazioni. Dall’ altra parte, .Law, che è proprietà di Minds + Machines, è andato in disponibilità generale il 12 ottobre e ha, fino a questo momento, 3.000 registrazioni. Gli altri due grandi gTLD legali, .’lawyer ‘e .’attorney’, ammontano insieme a un totale di 24.500 domini registrati. Anche se questi dati possono sembrare confortanti se consideriamo che i domini sono andati in vendita poco tempo fa, dobbiamo avere in mente che ci sono più di 1,2 milioni di avvocati nei soli Stati Uniti.

Dall’altra parte, è sorprendente che .LEGAL non abbia più domini registrati. .’Legal’ è un LDT aperto e si potrebbe pensare che gli studi legali abbiano scelto  di salvaguardare il loro nome, evitando così la sua acquisizione da parte di terzi. Se disponete di uno studio legale con un marchio consolidato, o se siete un bavvocato con un nome consolidato, è necessario proteggere le vostre risorse. Registrare il nome della vostra azienda con una di queste estensioni è un ottimo investimento che dovrebe essere effettuato al fine di proteggere il vostro nome.

Tuttavia, noi continuiamo a pensare che le registrazioni .Law, anche se sono un po ‘più costose di quelle .Legal, sono abbastanza economiche. Come abbiamo già visto, .Law (e pure .lawyer e .attorney) richiedono una convalida delle credenziali legali. Questo non solo creerà un senso di fiducia nei visitatori on-line ma, un altro obiettivio dietro tutto questo, è dare ai motori di ricerca un fattore di fiducia in più (anche se è ancora molto presto per cercare testimonianze di questo).

In conclusione, che cosa dovrebbe prefiggersi uno studio legale o un avvocato nel momento in cui registra il suo dominio con uno di questi nuovi gTLD? Prima di tutto sicurezza, per proteggere le sue risorse digitali contro i cybersquatters, ma anche costruire un senso di fiducia nei potenziali clienti. La maggior parte di questi nuovi suffissi sono un ottimo modo di segnalare ai clienti e colleghi la presenza di un serio professionista legale dietro il sito web.

Google, il più grande motore di ricerca, è stato sulle prime pagine dei giornali di tutto il mondo in questi giorni a causa della rivelazione della creazione di una nuova holding – Alphabet.
Come brand “radicato”, Google continuerà ad usare il suo nome per il motore di ricerca e per tutte le altre app ad esso collegate. Gli speculatori suggeriscono che le motivazioni alla base di questa ristrutturazione sono dovute al tentativo di minimizzare i rischi per ogni singola azienda riportandole tutte sotto il marchio “ombrello” Alphabet. Per molti anni il motore di ricerca più famoso al mondo ha investito infatti in ricerca e sviluppo, nuove imprese, sviluppo di droni, assistenza medica e trasporti automatizzati.
Perchè però tutto questo è rilevante per il brand management, il marketing e lo sviluppo aziendale? Il CEO e co-fondatore Larry Page ha fatto una mossa coraggiosa nello scegliere un nome insolito e, naturalmente, anche un nome a dominio per la nuova società: alphabet.xyz. La scelta dell’estensione di dominio .xyz ha lasciato molte persone confuse e disorientate. Secondo le convenzioni, sicuramente alphabet.com sarebbe stata una scelta migliore e più sicura. Nuove teorie stanno emergendo su questa decisione bizzarra e misteriosa.
Molti affermano che Google sta stravolgendo la natura del branding. Allontanandosi dai modelli tradizionali di branding prepotente in cui i loghi, i marchi registrati e tutte le immagini ad essi associati coprono ogni tipo di bene di consumo, in modo che l’occhio non possa non vederlo, ci sono nuovi trend, tra alcuni dei brand mondiali, che suggeriscono come sia in atto un cambiamento rispetto al passato.
Un approfondimento recente, ‘The Rise of Inconspicuous Consumption’ dei professori Belk, Eckhardt e Wilson, mostra un cambiamento netto nei rapporti tra i consumatori e i prodotti di marca: in modo diametralmente opposto agli anni ’80 e ‘90 in cui i consumatori volevano che il prodotto di lusso mostrasse chiaramente il marchio in modo da esporlo come status symbol, si stanno sviluppando nuovi trend nei mercati che vanno in senso opposto.
Le tendenze che emergono al momento attuale mostrano una spiccata preferenza per prodotti che mostrino in modo discreto il marchio. I brand di lusso ne sono consapevoli. Meno è meglio. La mela di Apple è riconoscibile in modo immediato, senza il nome, e i suoi prodotti sono caratterizzati per la semplicità del design. Tiffany ha modificato il marchio fino a renderlo una semplice “T”.
Google sta contribuendo in qualche modo a questo tipo di tendenza. Si poteva scegliere un nome a dominio tra i nuovi gTLD .global, .tech, .business o in alternativa comprare il nome a dominio alphabet.com da BMW. Sicuramente non manca il capitale per farlo. Si è deciso invece per un’estensione in qualche modo vaga e sottostimata. Da quando la notizia è stata diffusa, il registro per l’estensione .xyz ha visto una crescita esponenziale nelle registrazioni dei domini. Si stanno infatti diffondendo timori che la mossa strategica di Alphabet possa incoraggiare e far aumentare reati di cyber-squatting e phishing.
Qualunque sia il risultato di questo inaspettato caso di branding, la scelta segna un ulteriore passo verso la fine della supremazia dell’estensione .com. Non c’è ancora un verdetto sul successo o meno del programma gTLD avviato da ICANN alla fine del 2013. Cionondimeno, la mossa di Google in qualche modo avalla positivamente il potenziale dei nuovi gTLD nel brand management, nel marketing e nello sviluppo aziendale.

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Nelle scorse settimane l’ICANN ha sollevato un vespaio tra gli imprenditori e i titolari di marchi a causa di una proposta che obbligherebbe coloro che registrano siti di tipo commerciale a dichiarare la loro identità al momento della registrazione di nuovi domini.
Questa nuova proposta dovrebbe porre fine alla possibilità per chi registra domini commerciali di nascondere e proteggere la propria identità e di conseguenza rendere accessibili i dati di registrazioni sulle piattaforme WHOIS.
Il che ha creato sgomento tra i sostenitori della privacy. L’ICANN ha pubblicato un report in merito – “Initial Report on the Privacy & Proxy Services Accreditation Issues Policy Development Process” – il 5 maggio scorso per permettere di commentare pubblicamente alcuni dei punti affrontati. Una delle questioni principali sollevate nella relazione chiedeva proprio se enti – commerciali o no – dovessero essere esenti dalla privacy quando registrano domini con scopi economici o finanziari. Ulteriori domande riguardavano le regole e le politiche necessarie per rafforzare la rintracciabilità di coloro che registrano domini. Inoltre nel report si chiedeva fino a che punto i dati relativi al WHOIS dovessero essere divulgati.
Il tempo per i commenti è scaduto il 7 luglio. Al momento si sta aspettando il comunicato stampa relativo ai feedback ottenuti dal report. Comunque non sorprende il fatto che molti titolari di marchi siano rimasti turbati dalla proposta dell’ICANN. Il panorama digitale è pieno di potenziali minacce alla sicurezza delle aziende. Molte delle quali usano la politica di registrazione proxy come parte integrante della loro strategia di protezione del brand. L’iniziativa di prevenzione degli abusi in rete (The Online Abuse Prevention Initiative), un collettivo di attivisti per i diritti civili e l’anonimato di internet, ha sostenuto che la proposta di ICANN incoraggerebbe cyber-criminali, molestatori e stalker che avrebbero accesso ai dettagli personali di donne o di sostenitori delle campagne LGBT. Hanno sostenuto che la proposta di ICANN priverebbe i titolari di un dominio del loro diritto alla privacy e alla sicurezza.
Questo tipo di attività, conosciuta come doxing, consiste nel mostrare su internet i dati confidenziali degli utenti della rete. Ma non tutte le aziende risulterebbero contrarie alla proposta di ICANN. Ad esempio il settore entertainment dell’industria statunitense è un forte sostenitore della proposta di accesso ai dati di registrazione. Perché questo permetterebbe alle aziende stesse di perseguire chi viola il diritto d’autore o un marchio con grande efficacia e a bassissimo costo, permettendo di risparmiare milioni. Per il momento non ci resta che aspettare e vedere quale sarà la decisione dell’ICANN in merito. Vi terremo informati sugli aggiornamenti. Stay tuned.
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